Il copri-obbiettivo

Il copri-obbiettivo

Finalmente era arrivato il giorno di fare visita alla cara sorellina in quel di Milano.

Partenza mattiniera: alle 7.30 ero già a fare colazione dove trovo l’ex di una mia amica che non vedevo da anni; questo non toglie il fatto che mi paghi la colazione e che dia positività alla giornata che sta per incominciare.

Prima di prendere l’autostrada mi preoccupo di impostare il TomTom, che dopo un po’ chiamerò Gina, in modo da arrivare a destino senza rischiare tamponamenti per ricercare la via da prendere.

La mia vista è sempre stabile, non ho cedimenti per la vecchiaia…purtroppo le scritte delle vie o sono scritte in piccolo oppure non ci sono proprio.

Va da sé che l’utilizzo di questo marchingegno dell’evoluzione umana mi sia stato molto ma molto utile.

L’unico problema, almeno all’inizio, è stato capire che la “svolta a sinistra” della Gina non voleva dire per forza di cose virare di 90° lo sterzo: poteva anche essere che lo dicesse se si deve girare di pochi gradi il volante per una piccola deviazione o per una curva…da qui son partiti i primi screzi e i primi porchi con la Gina.

Una volta giunta quasi a destino, telefono a mia sorella che mi preleva a pochi numeri civici da casa sua: non avevo impostato il numero sulla Gina che mi ha portato dove ha voluto lei, naturalmente.

L’appartamento di mia sorella si trova in un vecchio stabile del 1895, con muri larghi come un braccio e coninterno un cortile dove si affacciano gli appartamenti: sembra di essere in un set dei film di Celentano.

Mia sorella non sopporta gli odori forti e il pesce: il suo appartamento è sopra una pescheria e la sua camera da letto dà proprio sull’entrata del negozio.

Che mito! Ormai ha fatto l’abitudine, ha detto.

In ogni caso, una volta sistemato il bagaglio, prendiamo le nostre cose e andiamo con i mezzi pubblici dalla cugina Anna.

Appena uscite, in piazza Romana, accidentalmente faccio cadere il copri-obbiettivo della mia Canon; nella piazza ci sono un edicolante e un rivenditore di fiori e naturalmente il malefico pezzo di plastica ha deciso di finire la sua corsa sotto il chiosco di fiori, in mezzo a tutto lo sporco accumulato lì dai tempi dei Romani.

I nostri occhi hanno seguito il peregrinare del tappo con speranza e devozione, certe che si sarebbe fermato in un luogo comodo da raccogliere….invece niente da fare, ha deciso di nascondersi per sempre.

Subito abbiamo parlato con la signora gentilissima fiorista, raccontandole il fatto; ha risposto che ora non aveva tempo di guardare, ma che se passavamo da lì durante la serata, sicuramente i suoi baldi aiutanti avrebbero fatto il possibile per recuperarlo, anche perché, a detta della siura, loro puliscono ogni sera.

Abbiamo scoperto dopo che questi amanti del pulito in realtà non pulivano mai; anzi, ci hanno risposto che dovevamo pensarci noi, ossia andare lì con una scopa e cercare il malefico. Che persone gentili! Mi sono emozionata da cotanta gentilezza e generosità! Ammetto di aver sentito le lacrime inumidirmi gli occhi.

Insomma, al momento non abbiamo recuperato niente ma il tentativo di recupero del malefico l’ha fatto dopo varie settimane mia sorella che, munita di scopa, ha sondato tutto il sottochiosco: ha trovato qualcosa? Niente di niente ma almeno ha pulito lo sporco che c’era! Forse, se insisteva, avrebbe trovato qualche denaro di epoca romana.

In allegato il tentativo della sorellina per recuperare il tappo: grazie!

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