Missione DottorClown Palestina 2014

Missione DottorClown Palestina 2014

Missione #Palestina2014:

#Palestina2014 è la mancata presenza dell’autista in aereoporto alle 3 di notte perchè si è addormentato, è la ricerca di un taxi per 8 persone che ci porti a Betlemme per poi scoprire che non è autorizzato a passare il checkpoint.

#Palestina2014 è il militare armato di mitra, cellulare e di Facebook che ci fa passare,
è il tassista palestinese trovato oltre il Muro che alle 5 della mattina sta pregando e ci fa aspettare un pò prima di portarci alla guesthouse vicino alla Natività.

#Palestina2014 è scoprire che in poche metri ogni religione monoteistica ha costruito santuari per suggerire la propria verità ai popoli, che Gesù è nato in due posti diversi a seconda se sei cattolico od ortodosso.
È scoprire che la religione di appartenenza passa in secondo piano se si è di fronte a bambini sordomuti, seguiti da religiose cattoliche che hanno accettato nella propria scuola l’insegnamento del Corano.

#Palestina2014 è l’orfanotrofio con bimbi abbandonati, frutto di stupri e di povertà, seguiti e amati da persone che dedicano la propria vita a chi sarà sempre un essere di serie B, non accettato dalla società. Le esperienze e gli anedotti raccontati da chi è in prima linea sono da brividi.

#Palestina2014 sono le magie, le acrobazie riuscite e non, le scenette divertenti e le giocolerie fatte durante l’oretta di divertimento nostro e di chi ci guarda, a volte con stupore e a volte con timore perchè non sa cosa rappresenta il naso rosso, la faccia dipinta e la Mudanda in testa. È il colorato paracadute sotto il quale si balla o ci si picchia alla grande se sei un ragazzo con disabilità e con tanta rabbia dentro che sfoghi a suon di pugni.

#Palestina2014 sono le ragazzine palestinesi in un parco giochi, affamate di novità occidentali, di foto e di Facebook. È la competizione tra il nostro ballerino indiano Raj e il ragazzino che balla breakdance e hiphop che vive al SOS village children.

#Palestina2014 sono i visi senza sorriso, il nero degli abiti lunghi delle donne arabe con cui fanno anche il bagno nelle acque del mare; è il terrore non parlato ma sentito. Sono le armi vere e funzionanti delle divise verdi, sono i kefiah colorati indossati dagli uomini arabi, sono le foto di Arafat e di un ragazzo immortalato con armi e bandiera palestinese che ricorda molto le foto dei martiri che si fanno saltare in aria. Sono i racconti di chi c’era durante i 39 giorni di guerra nel 2002 durante l’occupazione di Betlemme e del convento francescano, di chi è sicuro che prima o poi arriverà la libertà.

#Palestina2014 è il Muro del Pianto, distinto tra donne e uomini, e la Spianata delle Moschee, il tutto diviso da cancelli, armi e controlli; sono le viuzze piene di commercio per il turista e di spremute fatte al momento, è l’aria satura di spezie e di thè alla menta. È il felafel e l’hummus di ceci e olio; è il flash delle fotocamere e dei cellulari, le candele accese e l’incenso. È il mar Morto e il suo sale, è la Giudea verde e agricola e il deserto giallo e roccioso.

#Palestina2014 è il gruppo Band of Smile che nell’ospedale per bambini fa attività di clownterapia, con tanto di camice colorato che sostituisce per qualche ora il loro camice per infermieri.

#Palestina2014 è la lacrima della bimba messa a dormire alle 5 del pomeriggio e incantata dai pupazzetti comprati all’Ikea; è l’amante della musica che nonostante i suoi 70 kg devo tenere in braccio mentre suono il piccolo sax della Bontempi e che mi sbava dappertutto. È il flebo di cibo liquido, pieno di proteine e altre sostanze vitali fatto passare attraverso un sondino permanente.

#Palestina2014 è vedere la gioia negli occhi dei bambini e degli adulti che ridono di noi e con noi.
Questo è quello che ho visto e vissuto. Grazie ai miei compagni di ventura per l’opportunità di vivere questi speciali momenti. Grazie a Evaristo, Federica, Enrica, Loretta, Diego, Raj Kumar e al tormento Marco. 🙂

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