Ode alla graffetta

Ode alla graffetta

La graffetta, una presenza rassicurante.
Le penne spariscono, le graffette appaiono: in fondo ai cassetti, dentro le tasche, sotto la tastiera del Pc.
Una graffetta c’è sempre.
Non è insidiosa come lo spillo, non è drastica come un punto metallico, non è viscida come la colla, non è provvisoria come il nastro adesivo e non è fighetta come gli angoli di alluminio o i dorsi di plastica.
Le graffette rappresentano l’unica forma di comunismo che abbia mai funzionato: sono di tutti, nessuno le ruba.
Non si buttano mai e qualcuno, prima o poi, le raccoglie, dimostrando che anche il consumismo ha un’anima.
Le graffette sono i fanti della cancelleria, umili e utili, indispensabili in tutte le battaglie di carta e solo all’apparizione della ruggine è legittimo lasciarle cadere nel cestino, dove potranno finalmente riposare in pace.
Non prima, però, di aver loro tributato gli onori militari più solenni: ci hanno servito per anni, stringendo l’unico dente a disposizione.

Tags:
No Comments

Post A Comment