Rio de Verona

Rio de Verona

Immagina la scena: sto guidando la mia Pandina, direzione Sottomarina-Chioggia, e sto chiacchierando con le due mie amiche Agate.
Siamo sulla strada che da Cologna Veneta (Vr) va verso Montagnana e stiamo parlando del figlio di una delle Agate che è entrato qualche settimana prima in un convento benedettino come postulante.

Mentre l’Agata ci sta raccontando di come il figlio stesse bene, fosse caricatissimo e strafelice, vedo con la coda dell’occhio un pennuto che sta volando alla mia sinistra.
Ovviamente pensavo fosse il classico colombo o rondine ma la grandezza e il modo di volare mi ha fatto capire che non era così.
Ho girato la testa a sinistra per capire dove volesse parare sto uccello (anche per il fatto che ho una paura fotonica dei pennuti) quando ho notato il becco da pappagallo e le piume coloratissime.
“Cazzarola!” esclamo, “ma è un pappagallo gigantissimo!”

Pazzesco! Un pappagallo in mezzo alla pianura veneta che vola come volesse raggiungere un albero della foresta amazzonica!

Siamo rimaste tutte esterrefatte da questo saluto improvviso dell’impavido pennuto tropicale e ci siamo chieste se per caso volesse venire con noi al mare, forse scappato da qualche gabbia, un po’ come Rio, il pappagallo del film animato di qualche anno fa.

Pensando ora a quanto successo e alle dinamiche dell’evento, sono dell’idea che fosse “qualcuno” che ci volesse comunicare che sì, il figlio è felice, è nel suo mondo a colori, è libero di vivere la sua vita e che vuole che la mamma e tutta la sua famiglia lo sappia.

Chissà dov’è ora Rio de Verona, se è felice in mezzo a qualche campo di polenta o di soia…

 

 

 

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